Da anni Silvio Bottegal non si faceva
vivo, non mostrava le sue cose tanto ammirate un tempo dai suoi
estimatori. Ma valeva la pena di aspettare tanto per gustare, ora, le
stupende composizioni che questo artista bellunese ci offre. E' quasi
una riscoperta di Bottegal e, per moltissimi, è una scoperta intera,
nuova; la conoscenza di un pittore che ha occhi per guardare, cuore
per capire, intelligenza e sensibilità per trasfondere la poesia
della natura com'è, con i suoi colori reali e non inventati nelle
opere sue; con "l'umanità" di essa, delle cose piccole -
che molti ormai trascurano di vedere in questa società meccanizzata
dei consumi - ma che esistono, con tanta bellezza che inebria i
sensi. Quando si è detto questo delle opere di Bottegal, in fondo si
è detto tutto. Ma non si è detto niente se non le si va a vedere.
Certi suoi paesaggi trevigiani e bellunesi, vie, case, alberi,
tramonti sono trattati da maestro dell'acquerello quale egli è
sulla scia di un sentimento che denota la passione umana dell'artista
per i luoghi amati. Non è l'occasione soltanto che fa di un
acquerello di Bottegal un'opera d'arte, è la passione di un
uomo, l'amore che egli nutre verso l'ambiente in cui vive, la
spontaneità della sua anima poetica, che in fondo sono i suoi
orgogliosi segreti custoditi con pudica modestia, a farlo uno degli
artisti più validi - nel campo dell'acquerello – dei nostri
tempi. Questo è L'artista.
All'uomo Bottegal bisogna muovere
alcune critiche. Bottegal sa di valere ma non si cura di farsi
valere, nel senso di farsi maggiormente conoscere da una cerchia più
vasta di umanità, "dall'ambiente" artistico senza il quale
il pittore, anche se bravo, non è considerato perché non è
conosciuto. Ciò fa parte anche della sua natura schiva e, forse, del
troppo attaccamento che nutre verso le sue opere, delle quali è
quasi geloso. Ciò fa parte di un provincialismo della cultura, nel
modo sbagliato che altri bravissimi pittori bellunesi hanno
nell'intendere i valori e il contributo che spesso la provincia può
portare ad una concezione nazionale di essa. Bottegal non si muove da
Belluno e poco, pochissimo si è mosso per il passato, tanto che il
suo nome e le sue opere sono semisconosciute. Per quanto gli si dica
che tutto ciò non è giusto, non è la maniera più valida di essere
un uomo culturalmente impegnato. Bottegal da questo orecchio non ci
sente. Ed è profondamente sbagliato. Perché certi valori sono
universali e compie un attentato contro di essi chi non si
prodiga perché l'umanità non si sappia sempre più comprendere ed
apprezzare, divenendo per ciò stesso migliore. Non è questo un
augurio che formuliamo a Silvio Bottegal, a questo artista "che
sembra niente" ma che ha dentro di sé una grandissima ricchezza
di sentimenti. E' quasi la via del dovere che gli indichiamo e ai
suoi estimatori l'invito ad aiutarlo per far conoscere ad altri la
sua meravigliosa pittura.
Tina
Merlin
Tratto
dal libro “ Silvio Bottegal – pittore e poeta” edito dalla
tipografia “ Editrice Trevigiana “ Treviso 2 giugno 1971 in
occasione della mostra presso Ca da Noal – Treviso pg.42
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