venerdì, novembre 06, 2015

SILVIO BOTTEGAL - RECENSIONE TINA MERLIN - L'UNITA' 1966


Da anni Silvio Bottegal non si faceva vivo, non mostrava le sue cose tanto ammirate un tempo dai suoi estimatori. Ma valeva la pena di aspettare tanto per gustare, ora, le stupende composizioni che questo artista bellunese ci offre. E' quasi una riscoperta di Bottegal e, per moltissimi, è una scoperta intera, nuova; la conoscenza di un pittore che ha occhi per guardare, cuore per capire, intelligenza e sensibilità per trasfondere la poesia della natura com'è, con i suoi colori reali e non inventati nelle opere sue; con "l'umanità" di essa, delle cose piccole - che molti ormai trascurano di vedere in questa società meccanizzata dei consumi - ma che esistono, con tanta bellezza che inebria i sensi. Quando si è detto questo delle opere di Bottegal, in fondo si è detto tutto. Ma non si è detto niente se non le si va a vedere. Certi suoi paesaggi trevigiani e bellunesi, vie, case, alberi, tramonti sono trattati da maestro dell'acquerello quale egli è sulla scia di un sentimento che denota la passione umana dell'artista per i luoghi amati. Non è l'occasione soltanto che fa di un acquerello di Bottegal un'opera d'arte, è la passione di un uomo, l'amore che egli nutre verso l'ambiente in cui vive, la spontaneità della sua anima poetica, che in fondo sono i suoi orgogliosi segreti custoditi con pudica modestia, a farlo uno degli artisti più validi - nel campo dell'acquerello – dei nostri tempi. Questo è L'artista.
All'uomo Bottegal bisogna muovere alcune critiche. Bottegal sa di valere ma non si cura di farsi valere, nel senso di farsi maggiormente conoscere da una cerchia più vasta di umanità, "dall'ambiente" artistico senza il quale il pittore, anche se bravo, non è considerato perché non è conosciuto. Ciò fa parte anche della sua natura schiva e, forse, del troppo attaccamento che nutre verso le sue opere, delle quali è quasi geloso. Ciò fa parte di un provincialismo della cultura, nel modo sbagliato che altri bravissimi pittori bellunesi hanno nell'intendere i valori e il contributo che spesso la provincia può portare ad una concezione nazionale di essa. Bottegal non si muove da Belluno e poco, pochissimo si è mosso per il passato, tanto che il suo nome e le sue opere sono semisconosciute. Per quanto gli si dica che tutto ciò non è giusto, non è la maniera più valida di essere un uomo culturalmente impegnato. Bottegal da questo orecchio non ci sente. Ed è profondamente sbagliato. Perché certi valori sono universali e compie un attentato contro di essi chi non si prodiga perché l'umanità non si sappia sempre più comprendere ed apprezzare, divenendo per ciò stesso migliore. Non è questo un augurio che formuliamo a Silvio Bottegal, a questo artista "che sembra niente" ma che ha dentro di sé una grandissima ricchezza di sentimenti. E' quasi la via del dovere che gli indichiamo e ai suoi estimatori l'invito ad aiutarlo per far conoscere ad altri la sua meravigliosa pittura.

Tina Merlin


Tratto dal libro “ Silvio Bottegal – pittore e poeta” edito dalla tipografia “ Editrice Trevigiana “ Treviso 2 giugno 1971 in occasione della mostra presso Ca da Noal – Treviso pg.42

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